Un vecchio proverbio dice: «Scherza con i fanti e lascia stare i santi!». Beh, ora vi auguro una buona lettura!
Orte è una delle più caratteristiche cittadine medioevali
dell’Alto Lazio.
Dietro alla cattedrale, proprio nel quartiere più antico,
una trattoria casalinga prepara delle meravigliose
cenette, secondo antichi e tradizionali menù, la cui bontà
mi sarebbe difficile descrivere ma che ugualmente propongo
alla vostra fervida immaginazione.
In quella trattoria, non per peccato di gola, ma per
«una ricerca dell’ambiente» ci davamo appuntamento
ogni tanto, anni addietro, con l’ex Baloo d’Italia e don
Mario, parroco di una chiesetta dei dintorni e gentile
anfitrione di questi amichevoli incontri di studio.
L’ospite ci raccontava tanti episodi della vita locale e
delle passate attività degli scouts di Orte, dei quali era
stato assistente fin dal tempo del loro pellegrinaggio a
piedi verso Roma, durante l’Anno Santo nel 1950, con in testa il vescovo Mons. Massimiliani, che teneva gli scouts
in un posto privilegiato del suo cuore.
Per inciso desidero ricordare che conservo ancora
una lettera con cui Mons. Massimiliani mi ringraziò di
avergli procurato una delle gioie più grandi degli ultimi
anni della sua vita, quando lo invitai a celebrare la S.
Messa solenne al Campo Nazionale del Lago di Vico.
Una volta, arrivati in vista del dolce, quando stavamo
chiudendo in bellezza la cena, chissà come mai, il discorso
cadde su Padre Pio da Pietralcina e su una visita fatta
a lui da alcuni scouts di Orte.
Da qualche persona anziana avrai certamente sentito
parlere di Padre Pio, un frate francescano pugliese, morto
in concetto di santità qualche anno fa. Avrai anche sentito
parlare di fatti prodigiosi che hanno accompagnato la
sua vita, di grandi opere di carità da lui realizzate e da
lunghe file di penitenti al suo confessionale.
Qualche volta occorreva attendere una settimana
prima che giungesse il proprio turno per potersi confessare;
qualche altra volta invece era lo stesso Padre Pio
che chiamava un fedele in mezzo la folla e gli suggeriva
la soluzione dei suoi problemi, prima ancora che quello
avesse aperto la bocca per presentarglieli.
«Era proprio questa capacità di leggere nel pensiero che
spaventava alcuni dei miei scouts più grandi - disse don
Mario - tuttavia quando proposi ai capisquadriglia di fare
un viaggetto con la mia topolino fino a San Giovanni Rotondo, paese del Gargano in cui risiedeva il santo frate,
la mia idea fu accolta come un piacevole diversivo per
quelle giornate feriali di vacanza estiva. Attraversammo
così l’Italia, dirigendoci verso la costa adriatica, ammirando
le bellezze dei diversi paesaggi regionali e divorando
dei giganteschi panini al prosciutto.
Man mano che ci avvicinavamo alla meta - era sempre
don Mario che raccontava - cresceva la preoccupazione
dei ragazzi. La discussione cominciò a spostarsi
dai futuri programmi del reparto scout alle capacità di
padre Pio». «Sarà pio vero che sa leggere nel pensiero»
disse uno dei Capisquadriglia, con un certo timore.
«Qualche volta l’ha fatto. Qualche volta ha rimproverato
chi era in visita alla sua chiesa solo per curiosità».
I ragazzi che viaggiavano con don Mario erano degli
scouts e quindi non credo che avessero qualcosa da
nascondere nel loro animo e di cui doversi vergognare;
in loro era piuttosto il timore di sentirsi improvvisamente
proporre qualche soluzione particolarmente impegnativa
per il futuro della vita, non ancora pensata o presa in
considerazione. Avevano forse paura di vedersi capovolgere
qualche programma da quell’uomo che sembrava
sapesse leggere non solo il passato ma prevedere anche
il futuro. «io non credo - disse scherzosamente il caposquadriglia
Luigi, forse per rinfrancarsi un poco - che
padre Pio sappia leggere nel pensiero o faccia miracoli.…
Mi piacerebbe che me ne desse prova…magari facendoci rimanere
ora a terra con la
macchina…!».
Don Mario e gli
altri si misero a ridere
ma lo fecero per poco
poiché la «topolino»
cominciò subito a
sbandare: tutte le
quattro ruote si erano
sgonfiate simultaneamente.
Il più vicino paese
era…lontano e Luigi -
pareva giusto - dovette
fare tutta la strada a
piedi per andare a cercare
il soccorso di un
gommista.
«E non vi dico
con quale paura…-
aggiunse un giovanotto
che era entrato
nella trattoria durante
il racconto ed aveva
salutato don Mario solo con un cenno della mano, per
non interrompere il suo racconto - ve lo posso assicurare, perché quel Luigi sono io.
È vero don Mario? E posso aggiungere che non ho
più scherzato su padre Pio, dopo quella sua dimostrazione
di forza. Vorrei anche aggiungere che arrivai a S.
Giovanni Rotondo con ancora più timore di incontrare
il famoso frate. Se mi aveva sentito, e risposto così a
tono, da lontano, chissà cosa avrebbe potuto dirmi avendomi
di fronte!».
«E come andò a finire?».
«Beh, in chiesa non riuscii, o forse non feci nulla per
avvicinarlo, ma lui passando in mezzo alla folla, si volse
verso di me, sorrise furbescamente e fece un leggero
gesto di mano che certamente significava: - Birichino!
Non azzardarti più a dire certe cose!».
Qui finisce la storia che io non desidero né spiegare
né commentare. Io sono solo un cronista che si diverte a
raccogliere e raccontare le leggende, i fatti strani, le circostanze
misteriose che qualche volta si trovano nelle
storie degli scouts.
Al massimo posso concludere ricordando un vecchio
proverbio: «Scherza con i fanti e lascia stare i
santi!».