Certamente tutti avrete sentito parlare della Bastiglia e della sua distruzione, avvenuta a furor di popolo il 14 luglio 1789. Nessuno però potrebbe immaginare che quell’episodio, lontano da noi quasi due secoli, abbia un qualche legame con una storia scout...
In quel tempo nello scautismo si parlava molto di cavalieri, di imprese cavalleresche ed ogni scout, in fondo in fondo si sentiva, sia pur simbolicamente, rivestito di una corazza e di un cimiero e pronto a lanciarsi in aiuto dei deboli e dei bisognosi. Perfino le decorazioni delle sedi scout erano intonate allo stile dei castelli medioevali e le cerimonie erano tutte ispirate a rituali cavallereschi. Evidentemente, se questo era lo spirito, la B.A. non poteva non essere uno dei cardini fondamentali dello stile e delle attività scout. Mentre in Italia, ove lo scautismo era proibito, i ragazzi si addestravano con il moschetto «balilla», nelle altre nazioni e in Francia particolarmente gli scouts cercavano di rivivere le belle gesta dei cavalieri della Tavola Rotonda e dei Paladini. La fantasia sognava scalpitii di cavalli e orifiamma al vento ma nelle attività si sapeva poi scendere al pratico, e realizzare qualcosa di concreto, secondo quel nobile spirito di altruismo e generosità. «Che buona azione potrei fare - pensò Michel - il Capo è un po’ che ne parla ed io non sono ancora riuscito a trovarne una consistente!”. Mentre stava così pensando, con il naso schiacciato contro il vetro della finestra, sulla strada passò, con andatura frettolosa, una suora di San Vincenzo. I rossi riflessi di un tramonto ottobrino si dipingevano sull’ala bianca del suo ondeggiante cappellone a vela. L’attenzione di Michel non fu colpita da quel passaggio rapido ma l’immagine forse entrò ugualmente nel gioco della sua fantasia, tanto è vero che di lì a poco, il nostro scout riuscì a sfoderare una magnifica idea: le suore dell’ospedale avrebbero potuto suggerirgli una soluzione al suo problema e quindi domani sarebbe andato a trovarle. Suor Domitilla, in particolare, avendolo preparato qualche anno prima alla Santa Comunione, nutriva per lui una simpatia quasi materna, accresciuta dalla soddisfazione di vedere quel ragazzetto perseverare, per mezzo, della vita scout, nella via del bene. Tanto bastava per rallegrare quella buona suora, soprattutto dopo il suo trasferimento come Superiora all’ospedale, ambiente certamente di minor soddisfazione per una suora abituata a stare in mezzo ai bambini. Michel era un ragazzo sereno e quindi gli bastò quella brillante idea per mettersi il cuore in pace; mise in pace anche lo stomaco con un abbondante panino spalmato di marmellata e scese in cortile, tranquillo e beato, per sgranchirsi le gambe con gli amici. Ad ogni giorno la sua preoccupazione: quella odierna era già stata superata, i compiti inoltre erano terminati, e quindi c’erano tutte le ragioni per giocare serenamente. Il giorno successivo, puntuale come l’appetito di un ragazzo della sua età, Michel andò a parlare con suor Domitilla. Per uno strano processo di intuizione, che in un ragazzo desideroso di fare il bene funziona come un radar, la direzione scelta da Michel si rilevò quella giusta. Nell’ospedale era degente un ragazzo destinato a rimanere ricoverato alcuni mesi per una lunga cura. La sua famiglia abitava lontano, in campagna, e poteva permettersi solo rare visite a quel figliolo. L’offerta di assistenza di Michel fu accolta - lo potete ben immaginare - come una vera manna dal cielo e diede inizio ad una simpatica amicizia che doveva continuare nel tempo. Regolare come un pompiere, due volte alla settimana Michel si recava a trovare il suo amico René, per fargli compagnia, per raccontargli le sue avventure scolastiche e scout e per portargli libri e giornaletti. Poi i mesi passarono e René, rimesso in sesto, ritornò a casa. I due ragazzi mantennero viva la loro amicizia, soprattutto con una frequente corrispondenza, finché i tragici eventi bellici sconvolsero la Francia facendo loro perdere i contatti. Passò finalmente anche la guerra, passarono altri anni e i due amici, diventati adulti, si erano ormai affermati nella vita, ognuno nella propria professione: René come agricoltore e Michel come studioso di storia. Fu proprio quest’ultimo particolare che permise ai due di ritrovarsi. Il nome di Michel comparve, infatti, su un giornale a proposito di certi studi e ciò permise a René di rintracciarlo dopo tanti anni. Anzi, proprio quell’articolo gli suggerì l’idea di un regalo. Durante il periodo bellico, vuotando una vecchia soffitta per cercare del cuoio utile a riparare le scarpe, aveva scoperto una vecchia campana, capitata là chissà come e chissà quanti anni prima. Certamente doveva essere un oggetto storico e quindi chi meglio di Michel avrebbe potuto apprezzarlo? Michel si vide dunque recapitare, a nome dell’amico, una grossa cassa contenente quella grossa campana e immaginate quale fu il suo stupore nello scoprire, leggendo le scritte in rilievo sul bronzo, che si trattava proprio della campana dell’orologio della Bastiglia. Dalla distruzione di quella fortezza si salvò ben poco, e pochi sono quindi i cimeli storici che la ricordano, eppure quella campana dopo aver scandito le lunghe ore dei carcerati e le ultime ore dei condannati a morte era sfuggita alla distruzione ed era arrivata, chissà come, laggiù in quella soffitta di campagna. Ora solo il caso fortuito aveva permesso il suo ritrovamento: la Buona Azione di uno scout e i suoi successivi studi proprio su quel turbinoso periodo storico della Francia. Un altro, quasi certamente, non avrebbe potuto individuare in quella campana un cimelio tanto importante. Dice un vecchio adagio popolare: «Da cosa nasce cosa!». Noi potremmo concludere dicendo: «Chi sa che cosa può nascere anche da una semplice B.A. si un ragazzino scout di buona volontà?». Proprio per questo mi auguro che non si abbia a perdere la sana abitudine della buona azione, così caratteristica e simpatica tra gli scouts. Un grande albero nasce sempre da un piccolo seme! A Bracciano, nel terreno del Campo Scuola Nazionale AGESCI, in ricordo della B.A. di Michel abbiamo montato una campana. L’abbiamo sistemata sul monumento che ricorda una grande B.A. compiuta dagli scouts a Longarone, subito dopo la tragedia del Vajont. Durante i campiscuola, ogni mattina, la campana suona per ricordare le buone azioni che in quel giorno gli scouts e le guide di buona volontà di tutta Italia compirono generosamente per essere degni del nome e del distintivo che portano. Suonerà certamente anche per la tua buona azione!