Racconti al Fuoco di Bivacco
  • Storie/Racconti-al-fuoco

Il drago di Cracovia
2017-01-07 17:48:51
Secondo un cronista medievale le origini di Cracovia sarebbero legate al mitico principe Krak le cui sorti si intrecciano con la leggenda del DRAGO di Cracovia che viveva in una caverna ai piedi della collina di Wawel.

Seguendo la direttrice che porta nel centro città si viene sorpresi dall’apparizione del castello del Wawel. La leggenda della fondazione della città narra che proprio in questo punto, sulla collina Krakus dominante una piccola ansa della Vistola, il leggendario Krak, principe e capo di una tribù slava, uccise con uno stratagemma il terribile DRAGO che imperversava nel villaggio poco distante. Tale villaggio si sviluppò successivamente nella città che conosciamo. Uscendo dal castello dalla parte che si affaccia sulla Vistola si scende nel piccolo parco alla base della collina dove si trova la grotta del leggendario DRAGO sconfitto da Krak. Il suo spirito continua a vivere grazie a una statua d’acciaio che emette una poderosa fiammata a intervalli regolari.
Simbolo di Cracovia è il DRAGO, smok: narra la leggenda che un DRAGO vivesse in una caverna sotto il castello del Wawel e che divorasse chiunque osasse avvicinarsi. Il re, per proteggere gli abitanti di Cracovia, promise in sposa sua figlia a chi fosse riuscito ad uccidere il DRAGO: tutti i cavalieri che provarono a sfidarlo finirono per essere sopraffatti,finchè un calzolaio, privo di attitudini al combattimento, ma pieno di inventiva, ingannò il DRAGO dandogli in pasto una pecora piena di zolfo. Smok non si accorse dell'inganno e divorò la pecora, e quando se ne rese conto iniziò a bere l'acqua della Vistola per spegnere l'incendio che lo divorava, ma nemmeno tutta l'acqua del fiume bastò a salvarlo e lo stratagemma del calzolaio, di fatto, lo uccise.
Dal castello è possibile entrare nella caverna, dimora del DRAGO, ed, attraversandola, uscire sulle rive della Vistola, dove è stato costruita una statua in metallo che periodicamente getta fuoco dalle fauci.
La leggenda racconta di un DRAGO che, vissuto nei paraggi del castello di Wawel, seminò il terrore tra gli abitanti (specialmente graziose giovani) e le greggi di Cracovia. Il principe regnante ordinò di servirgli una pecora imbottita di zolfo, il DRAGO la divorò in un solo boccone accorgendosi ben presto del bruciore provocato dallo zolfo acceso nello stomaco. Sceso al fiume bevve e bevve fino a scoppiare, regalando così ai cracoviani il più bello spettacolo di fuochi d’artificio mai visto. Happy end, la città fu salva e l’immagine del DRAGO è da allora il “logo” di Cracovia. Scendi sulla Vistola sotto al Wawel; lì, proprio di fronte alla sua caverna, si trova la statua in ferro del DRAGO e se aspetti qualche minuto vedrai che sputa fuoco realmente. La leggenda della fondazione della città narra che proprio in questo punto, sulla collina Krakus dominante una piccola ansa della Vistola, il leggendario Krak, principe e capo di una tribù slava, uccise con uno stratagemma il terribile DRAGO che imperversava nel villaggio poco distante. Tale villaggio si sviluppò successivamente nella città che conosciamo.
Uscendo dal castello dalla parte che si affaccia sulla Vistola si scende nel piccolo parco alla base della collina dove si trova la grotta del leggendario DRAGO sconfitto da Krak. Il suo spirito continua a vivere grazie a una statua d’acciaio che emette una poderosa fiammata a intervalli regolari. Il più antico insediamento presente nella zona della odierna Cracovia fu realizzato sulla collina di Wawel, e risale al 4° secolo. La leggenda attribuisce la fondazione della città ad un mitico re Krak, che la stabilì sopra una grotta occupata da un vorace DRAGO.

Tempo fa, sulle rive del fiume Vistola, c’ era una gran rupe che dominava la pianura. Nessuno ci andava mai, soprattutto verso sera, e se qualcuno ci passava accanto si faceva cento volte il segno della croce, perché quello era un luogo maledetto. Sulla rupe, infatti, viveva il piú grosso DRAGO che si fosse mai visto, con zanne e unghie e scaglie grossissime, e una bocca immensa che sputava fiamme e inghiottiva buoi e cavalli come fossero confetti. Ma, quel che è peggio, il DRAGO di Wawel era anche ghiotto di carne umana, e andava pazzo per i bambini piccoli e grassi. Era colpa sua se nel paese regnava il terrore, e alla fine i contadini, disperati, decisero di chiedere aiuto al re Krakus, che viveva nel suo castello in cima a una collina insieme ai figli Krak e Lech, forti e coraggiosi. A sentir parlare di un DRAGO, Krakus e Krak si sentirono prudere le mani: quella era un’impresa per loro! Ma Lech non era d’accordo, e disse: ”È una pazzia rischiare la vita di un re e di un principe solo per salvare quattro contadini sporchi e paurosi! Io non vi accompagnerò, state sicuri!”
In fondo al cuore, però, sperava che il DRAGO si mangiasse sia il padre che il fratello, così lui sarebbe diventato re, con tanto di corona d’oro in testa.
Krakus e Kak, invece, decisero di montar subito a cavallo per sorprendere il DRAGO nella sua tana, e stavano già uscendo dal castello quando il loro capo falconiere, Skuba, li trattenne: ”Signori, dove andate? Non sapete che contro la corazza del DRAGO le lance si spezzano e le pietre rimbalzano, che la pece bollente gli scivola addosso senza bruciarlo, e che il suo alito di fuoco potrebbe arrostirvi a mille metri di distanza? È impossibile ucciderlo con la forza, bisogna usare l’astuzia!“ ”L’astuzia è un’arma che non mi piace ” disse Krakus ”io preferisco vedere in faccia i miei nemici.“ ”Ma non stai affrontando un bisonte selvaggio della prateria o un’altra bestia nobile, degna di lottare contro il re! Morirai sicuramente, se lo combatterai in campo aperto. Io, invece, ti consiglio di prendere un bel montone arrosto e di riempirgli la pancia di zolfo e pece. Lo lasceremo sotto la rupe, e quando il DRAGO lo inghiottirà, si ritroverà in pancia un intruglio infuocato che lo farà crepare.“
Alla fine re e principe si convinsero, e Skuba preparò il montone. Poi tutti e tre cavalcarono verso Wawel, mentre già scendeva la sera. Appena arrivati, Krakus prese il montone e andò a posarlo sul sentiero ai piedi della rupe, e subito si vide il rosso delle fiamme: il DRAGO si era svegliato, e spalancava la bocca in un enorme sbadiglio. Allora i cavalli, impazziti di paura, fuggirono al galoppo trascinando con sé i cavalieri: ma Skuba rimase a terra, e i suoi padroni lo videro correre a nascondersi tra gli alberi. Quando arrivarono al castello, il re e suo figlio erano pesti e doloranti per la lunga corsa. Avrebbero voluto tornare indietro per cercare il falconiere, ma ormai era notte, e non poterono far nulla. Krakus e Krak sedevano tristamente davanti ai loro boccali di birra: sembrava proprio che la loro impresa fosse fallita, e il cattivo Lech li guardava con un mezzo sorriso. Era convinto che il popolo si sarebbe rivoltato contro un re così incapace, e che avrebbe scelto lui al suo posto.
Ma ecco, sotto le finestre del castello si sentirono grida e canzoni: “Viva Krakus, viva il principe Krak!”. Erano i contadini che, portando in trionfo Skuba, si affollavano davanti al portone. Dunque il falconiere si era salvato! Skuba entrò nel salone, con gli abiti a brandelli ma pieno di gioia e, inginocchiandosi davanti al suo re, disse: ”Il DRAGO è morto! Dopo che i cavalli vi hanno trascinato via, io sono corso a nascondermi, e di lontano ho potuto vedere quel maledetto mostro che mandava giù il montone tutto intero. Ma sembrava che lo zolfo e la pece non facessero effetto, finché ... finché è sceso a bere l’acqua della Vistola. Il montone ripieno gli aveva fatto venire tanta sete che non riusciva piú a smettere, e ha bevuto al punto che alla fine è scoppiato: dalla sua pancia l’acqua usciva a fiumi! Fu così che il DRAGO di Wawel venne sconfitto, e i festeggiamenti andarono avanti tutta la notte (l’unico che ci rimase male fu Lech, naturalmente, ma lui non contava). E il giorno dopo Krakus decise di costruire, sulla rupe di Wawel, un castello fortificato, e di abbattere il bosco per fondare una città che si sarebbe chiamata Cracovia.

Annunzio Gandolfi
Il drago di Cracovia - Racconto al fuoco di bivacco - Maestro dei Giochi