Racconti al Fuoco di Bivacco
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I medaglioni magici
2017-01-08 17:04:36
Bellissima storia che si tramanda da generazioni nel mio gruppo. Noi la utilizziamo in una cerimonia, ma tranquillamente potete raccontarla ad un fuoco

C’era una volta, in una terra lontana, un paese che viveva in pace con tutti, e dove la vita si svolgeva serena e tranquilla. La gente sorrideva sempre ed ognuno era sempre pronto ad aiutare gli altri. I frutti delle fertili campagne erano abbondanti e non c’era nessuno che vivesse nel bisogno. Ma un brutto giorno una terribile epidemia, portata da viaggiatori di una regione poco distante, scoppiò in quella terra felice. In breve tempo non ci fu casa che non avesse un malato senza alcuna speranza di guarigione. I saggi del paese non sapevano cosa fare: la loro scienza era impotente contro quel morbo mai incontrato. Fu allora che un cavaliere, giovane e coraggioso, decise di andare a consultare un eremita che viveva in una grotta sui monti. Percorse il più rapidamente possibile, a cavallo, la strada per i monti e giunto alle loro pendici, proseguì a piedi per il sentiero. Dopo un giorno intero di cammino si fermò di fronte alla grotta. L’eremita era un vecchio dalla barba bianca, curvo sotto il peso degli anni, ma al quale neppure questi avevano tolto i segni della forza e della fierezza. “Cosa vuoi?” chiese al cavaliere che, in poche parole, gli spiegò la ragione della sua presenza. A sentire quelle brutte notizie il vecchio si rabbuiò e rimase assorto per qualche minuto. Poi, guardando bene in viso il giovane, gli disse: “Una cura ci sarebbe ma l’ingrediente principale è un’erba che cresce molto lontano da qui. La strada per raggiungerla è difficile e pericolosa. “il giovane si affrettò ad assicurare che, per quanto possibile, avrebbe cercato di raggiungere. “per aiutarti – disse allora il vecchio- ti farò dono di questi medaglioni; quando ti troverai in difficoltà rompine uno e vedrai che qualcosa succederà”. Così, consegnando al giovane un sacchetto di cuoi, che conteneva alcuni medaglioni di creta con incise delle figure, lo congedò augurandogli tutta la fortuna possibile. Il cavaliere corse per giorni e giorni sul suo fedele cavallo, fino a che non si trovò di fronte ad un ostacolo insormontabile: era un laghetto artificiale, incassato tra due pareti di roccia liscia. Non c’era nessun passaggio e il cavaliere non sapeva proprio come fare. Si ricordò del sacchetto e ne trasse un medaglione. Questo recava incise su un lato la testa di un lupo e dall’altro il disegno di una coccinella. Il cavaliere lo ruppe e, d’improvviso, comparvero tantissimi bambini e bambine con in mano dei secchielli. Composero tante file lunghissime e , passandosi secchio dopo secchio, riuscirono in breve tempo ad asciugare il laghetto. Il cavaliere li ringraziò e ripartì immediatamente. Il secondo ostacolo lo trovò quando il sentiero, che si inerpicava sui monti, terminò bruscamente con un profondo fosso, ancora non c’era maniera di aggirarlo e allora ritornò a estrarre un medaglione. Su questi erano incisi da una parte un giglio e dall’altra il trifoglio. Appena il medaglione fu rotto comparvero molti ragazzi e ragazze, che portarono tante fascine sino a riempire il fosso permettendo al cavaliere di proseguire. Ancora più avanti il giovane si ritrovò in una foresta grandissima dove il sentiero aveva talmente tante biforcazioni che, in breve tempo, fecero perdere la strada al nostro eroe. Il terzo medaglione recava incisi una forcola, che è il bastone che portano i viandanti, e un fuoco. Appena fu rotto comparvero, ad ogni biforcazione del sentiero, un giovane e una giovane, con una lanterna, che gli indicarono il cammino. Il quarto ostacolo lo trovò in un grandissimo masso che impediva l’accesso al passaggio verso il luogo dove cresceva l’erba medicinale. Così, tratto il penultimo medaglione dalla sacca, lo ruppe. Questo medaglione portava come simbolo due legnetti incrociati e fece comparire uomini e donne che, con pale e ceste, ruppero e trasportarono lontano il masso. Alla fine del cammino il cavaliere si trovò di fronte al giardino dove cresceva l’erba, ma questa era posta sulla sommità di una rupe fatta di liscio cristallo. Ricorse all’ultimo medaglione dove erano incisi, insieme, tutti i simboli precedenti. Questo fece comparire dal nulla tutte le persone che già prima lo avevano aiutato e che, in un batter d’occhio, ora, composero una piramide umana. Da ultimi salirono sulle spalle degli altri il bambino e la bambina più piccoli, che raccolsero l’erba e la portarono al giovane. Il resto della storia potete immaginarla: il cavaliere raggiunse il più velocemente possibile il suo paese e con la magica erba compose la pozione che sconfisse l’epidemia. Una volta tornata la pace e la tranquillità, quando il giovane volle tornare a ringraziare l’eremita, non trovò traccia né di lui, né della grotta. Soltanto sulla roccia trovò un piccolo altare con un dipinto, che raffigurava un guerriero in armatura che combatteva contro un drago.

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