La sfera magica è una fiaba che sfrutta il consueto meccanismo favolistico dell'oggetto che soddisfa qualunque desiderio. Ma «che cosa» desiderare? E qui comincia il racconto di Manolo... Buona lettura
Nel piccolo villaggio di Traduerivi, abbarbicato su un cocuzzolo, gli abitanti vivevano felici e soddisfatti. I bambini giocavano nei cortili ombreggiati o correvano per le strade. Gli adulti, invece, lavoravano cantando o chiacchierando allegramente tra di loro. Ogni anno la cicogna tornava al suo nido, sul tetto più alto.
«Porta fortuna», dicevano al suo arrivo.
In una casetta, non lontana dal villaggio, abitava con i genitori e la nonna il pastorello Manolo.
Ogni mattina, all'alba, partiva con il suo gregge verso le colline soleggiate e aride, alla ricerca di un po' di pascolo per le sue capre. Nelle lunghe ore di attesa suonava dolcemente il suo flauto di canna.
Tornava solo a sera, sempre allegro. Salutava gli amici nel villaggio, quindi rientrava a casa. Dopo aver cenato con pane, latte e formaggio di capra, la nonna gli raccontava le antiche leggende della loro terra. Ben presto Manolo si addormentava, sognando di volare libero come un uccello tra le stelle.
Un giorno, mentre pascolava come sempre le capre tra gli ulivi, Manolo notò una strana luce dietro un cespuglio. Scostati i rami, scorse una meravigliosa sfera di cristallo da cui si sprigionava, appunto, una luce bianco-azzurra. Con molta attenzione il pastorello l'afferrò e l'osservò a lungo.
«Che cosa può mai essere?», si chiese stupefatto, mentre la rigirava tra le mani.
«Esprimi un desiderio», sentì all'improvviso sussurrare una piccola voce. «Qualunque cosa tu desideri, io te la darò».
Manolo non credeva alle proprie orecchie. Si sedette sulla sponda di uno stagno, posò la sfera di cristallo sull'erba e cominciò a riflettere. Quante, quante cose avrebbe voluto!
«Bisogna che scelga qualcosa di veramente straordinario», pensò. «Forse di saper volare, o di fare un lungo viaggio su un veliero attraverso i mari.. .Aspetterò fino a domani, così avrò più tempo per riflettere», decise infine.
Quindi ripose la sfera di cristallo nella bisaccia, radunò il gregge e si avviò verso casa, ripromettendosi di non parlare con nessuno della favolosa scoperta.
Il giorno dopo Manolo non era ancora riuscito a decidere quale desiderio esprimere. Nulla, assolutamente nulla gli sembrava così prezioso, importante e indispensabile da dover essere desiderato.
Le giornate continuarono così a trascorrere come sempre. Spesso si sedeva all'ombra di un albero, tirava fuori dalla bisaccia la sfera magica e ascoltava la piccola voce mormorargli: «Esprimi un desiderio, qualunque desiderio...». Manolo sorrideva, ma non sapeva che cosa rispondere.
Ogni sera la nonna gli raccontava sempre leggende e storie fantastiche, e Manolo, sognando di visitare ad una ad una tutte le stelle del cielo, si addormentava felice quanto mai.
Gli abitanti del villaggio cominciarono a meravigliarsi. Da qualche tempo Manolo appariva felice ben più del solito. «Suona persino più dolcemente il flauto», borbottavano tra loro incuriositi; e decisero di spiarlo giorno e notte. Era estate, infatti, e il pastorello spesso dormiva sulle colline.
Così un bambino del villaggio seguì Manolo al pascolo, senza farsi notare. Verso sera, si nascose dietro un ulivo per poterlo osservare da vicino. Poco dopo, lo vide tirare fuori dalla bisaccia un oggetto luminoso e, tenendo- lo fra le mani, riflettere a lungo, con gli occhi chiusi.
Il bambino attese che Manolo si addormentasse, quindi gli si avvicinò in punta di piedi, gli rubò la sfera di cristallo e corse al villaggio ansioso di mostrare a tutti che cosa avesse scoperto d'incredibile. Ben presto gli abitanti si raccolsero pieni di curiosità attorno alla misteriosa sfera. Uno di loro la prese in mano chiedendosi da dove potesse mai essere arrivata. Nello stesso momento udì la piccola voce che lo invitava a esprimere un desiderio.
«Voglio un sacco pieno d'oro! » disse subito, senza esitazioni.
Immediatamente, chi gli stava accanto gli strappò la sfera di mano e gridò: «Io, invece, voglio due casse stracolme di pietre preziose!».
In breve tutti si scatenarono. Chiesero castelli al posto delle vecchie case, stanze piene di diamanti, mobili d'oro massiccio e sacchi di perle. Tutti i desideri furono immediatamente esauditi. Le vecchie case si trasformarono in castelli con portoni d'oro, e ognuno ebbe i tesori che aveva chiesto.
Ma poiché nessuno aveva pensato di desiderare anche un bel parco, ogni giardino, ogni fiore e ogni albero era- no spariti e tutto il villaggio era diventato di cupa pietra. Tuttavia nessuno aveva tempo per badarvi. Tutti erano occupatissimi a contare le proprie ricchezze e a invidiare quelle degli altri. Chi aveva chiesto cumuli di monete d'oro invidiava le pietre preziose del vicino. Chi aveva un lussuoso castello invidiava i sacchi di perle di quelli della via accanto. Chi aveva scrigni di gioielli si lamentava: «Oh, avessi pure io un grande castello come quegli altri là!».
Quando giunse in volo la cicogna, si spaventò. Del suo nido non vi era infatti più traccia. E nessuno tra gli abitanti del villaggio le gridò: «Bentornata tra noi!».
IL DESIDERIO DI MANOLO
La gente divenne cattiva. Nessuno parlava più con gli altri. Poiché non vi erano più giardini, i bambini non sapevano più dove giocare. Si annoiavano e divennero tristi e litigiosi.
Solo Manolo e la sua famiglia erano ancora felici.
Gli altri, invidiosi, si chiedevano che cosa avesse mai desiderato Manolo per essere sempre così di buon umore e per continuare serenamente a suonare il flauto e a portare le capre a pascolare su colline tanto aspre.
Manolo non entrava più nel villaggio. Lì nessuno voleva più essere amico degli altri. Tutti preferivano starsene chiusi nei loro castelli a contare le monete d'oro e le altre ricchezze.
Ma fino al villaggio arrivava di lontano, ogni sera, il dolce suono del flauto del pastorello, e questo cominciò a toccare i cuori di alcuni tra gli abitanti.
I primi a fare qualcosa furono i bambini. Decisero di andare da Manolo per restituirgli la sfera magica e confidargli come fosse diventata insopportabile la vita nel villaggio.
«Quando c'era il nostro vecchio villaggio, potevamo giocare tutto il giorno» spiegarono a Manolo i bambini. «Perché non è più così?».
«Abbiamo case nuove e non ci manca nulla: perché mai non riusciamo a essere felici?» si lamentarono con lui alcuni genitori che avevano seguito i bambini. «Inoltre, la cicogna se n'è andata via: ci pare un segno di malaugurio».
«Ma tu, che cosa hai chiesto alla sfera magica per essere tanto pieno di gioia?» chiesero tutti insieme a Manolo che era rimasto ad ascoltarli sorridendo.
«Oh, io non ho ancora espresso il mio desiderio» spiegò il pastorello. «Ma se davvero volete che ogni cosa torni come era prima, posso chiedere questo...».
«Oh, potesse essere così!» esclamarono tutti. Manolo prese la sfera e la rigirò tra le mani. Poi chiuse gli occhi e, con tutto il cuore, desiderò che il villaggio e la vita in esso tornassero come erano sempre stati. Bambini e genitori corsero subito verso il villaggio e lo trovarono in fermento. Castelli, oro e ricchezze erano spariti. Erano ricomparse le vecchie case e i verdi giardini. La gente commentava festosamente l'accaduto per le strade.
Sul tetto più alto era tornata al suo nido la cicogna. Da quel giorno tutti ripresero a ridere e a recarsi allegri a lavorare nei campi. E ogni sera le melodie del flauto di Manolo li facevano sognare di volare liberi come uccelli tra le stelle.
L'esperienza nascosta nei racconti:
La sfera magica è una fiaba che sfrutta il consueto meccanismo favolistico dell'oggetto che soddisfa qualunque desiderio. E' uno di quei sogni che si nascondono nelle pieghe della mente umana. E il sogno della bacchetta magica, della fata-madrina, dell'onnipotenza, del 13 miliardario al totocalcio.
Ma «che cosa» desiderare? Per la gente del villaggio la risposta è semplice: palazzi, ricchezze, cose preziose. Manolo invece non decide subito, riflette. Nulla, assolutamente nulla gli sembra così prezioso, importante e indispensabile da poter essere desiderato. Manolo non sa esprimere un desiderio, perché in realtà già possiede la felicità e, pur essendo così piccolo, ha capito che essa non si trova nelle cose, come invece pensano i suoi compaesani. E sarà proprio il suono del flauto di Manolo a risvegliare nel cuore degli abitanti del villaggio il senso di ciò che veramente "conta di più": la dolcezza della convivenza, la sincera solidarietà, l'appoggio reciproco, la cordialità, le tante virtù dell'anima. Stranamente nessuno aveva desiderato tutto questo. Gli abitanti del villaggio non si erano accorti di essere già circondati da forze ed elementi preziosi: non li sapevano riconoscere.
In questa nostra civiltà, chi parla di anima e vita spirituale è come il flauto di Manolo: serve a far riconoscere i valori perduti, a ritrovare la vera felicità che ricolma il cuore dell'uomo.